sabato 11 dicembre 2010

Le competenze dell'infermiere nel prelievo arterioso

Durante la mia esperienza di tirocinio ho incontrato infermieri abilissimi nell'effettuare il prelievo arterioso, oltre che dall'arteria radiale, da quella brachiale. In genere, inoltre, una volta eseguito il prelievo, il primo operatore disponibile e competente (talvolta anche il sottoscritto) si recava presso l'Unità operativa più vicina dotata di un emogasanalizzatore, allo scopo analizzare il referto, svilupparlo ed infine sottoporlo in visione al medico. Data l'abolizione del mansionario con la L. 42/99, sembra scontato che queste attività rientrino nell'ambito delle competenze infermieristiche: forse non tutti sanno, tuttavia, che l'esecuzione del prelievo arterioso, da parte dell'infermiere, è sottoposta ad alcune restrizioni.
Come chiarito nella seduta del 23 giugno del 2005 dal Consiglio Superiore di Sanità a seguito del parere richiesto dall'Ospedale di Latina, l'infermiere può eseguire il prelievo arterioso, sia in ambiente ospedaliero, che domiciliare, che ancora nell'espletamento dell'attività di assistenza domiciliare (ADI), ma dalla sola arteria radiale.
Nessun dubbio si pone, invece, in merito alla piena competenza dell'infermiere nell'eseguire un prelievo capillare, per esempio al lobo dell'orecchio od al tallone, nei neonati.
Resta comunque assodato che l'infermiere può eseguire il prelievo arterioso solo qualora ne abbia le competenze ed in un contesto in cui sia presente un protocollo operativo che delinei le fasi della procedura e preveda modalità di prevenzione delle complicanze.
Alcuni interrogativi sorgono, poi, relativamente alla procedura di analisi del campione, ovvero l'emogasanalisi vera e propria, da non confondere (come quasi sempre avviene, anche nella terminologia adottata nella realtà operativa quotidiana) con il prelievo arterioso.
In effetti sembrerebbe che l'infermiere non dovrebbe analizzare campioni microbiologici, poiché ciò dovrebbe rientrare tra le competenze del tecnico del laboratorio analisi.
In questo caso, secondo il mio modesto parere, rientriamo in una di quelle “aree grigie” della normativa in ambito sanitario che delinea le competenze tra le varie figura professionali.
La soluzione deve essere lasciata al buon senso: se si ritenesse di dover attribuire al tecnico del laboratorio analisi la competenza esclusiva in relazione alla preparazione di un qualunque campione microbiologico ed alla sua lettura da parte di un apparecchio automatico o semiautomatico, non sarebbe possibile neppure eseguire uno stick glicemico.
Né si potrebbe leggere una VES od eseguire uno stick per la chetonuria, benché, in questi ultimi due casi, la lettura sia operatore - dipendente.
Ritengo, pertanto, che, qualora il campione prelevato non possa essere conservato a lungo, come nell'emogasanalisi (un campione può essere conservato tra 0 e 4°C per 30 minuti al massimo), oppure quando si tratta di semplici operazioni di routine (come, appunto, la lettura di una VES), si possa lasciare campo libero alla competenze infermieristiche. D'altronde, lo stesso mansionario prevedeva che tra queste rientrasse “l'effettuazione degli esami di laboratorio più semplici”.

1 commento:

  1. P.s.: ringrazio di cuore il Prof. Laurent Forcellese per gli spunti sull'argomento forniti attraverso le lezioni del III anno di Infermieristica presso l'Università "D'Annunzio" di Chieti - Pescara (Polo didattico di Pescara). Il post è stato realizzato sviluppando le indicazioni contenute nelle sue dispense.

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